Bisognerà MUOVERSI MENO. Senza mezzI propri. Ce lo chiede il PROGRESSO

Mezzi pubblici e smart working A proposito dei trasporti: «Occorrerà incentivare con maggiore forza misure tese a trasferire gli spostamenti dell’utenza dal trasporto privato a quello pubblico». Trasporto pubblico che non sarà da incoraggiare solo attraverso un potenziamento di tram e bus, ma anche di car sharing o di car pooling. Ovviamente, sarà incentivata anche la «progressiva diffusione di mezzi caratterizzati da consumi energetici ridotti», come le auto elettriche. A queste misure, se ne aggiunge una ulteriore: bisognerà «ridurre la necessità di spostamento con politiche di favore per smart working e valutare la riduzione delle giornate lavorative a parità di ore lavorate». Per quanto riguarda gli edifici residenziali e commerciali (ovvero quello che si intende con «settore civile»), il Piano punta all’efficientamento energetico delle abitazioni. Tuttavia è difficile ottenerlo senza incentivi economici, considerata l’archiviazione del Superbonus 110. E dunque, il documento spiega che «sarà messa in atto una riforma degli incentivi fiscali che identifichi priorità di intervento (quali gli edifici meno performanti e le situazioni di povertà energetica) e differenzi il livello di assistenza in base all’efficacia in termini di miglioramento della prestazione energetica dell’edificio sia in termini di riduzione dei consumi che di incremento dell’utilizzo delle fonti rinnovabili». Non solo auto elettriche: per ridurre le emissioni, bisognerà anche spostarsi di meno. O almeno questo sembrerebbe, secondo Il Messaggero, l’obiettivo del governo, che nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima dell’Italia avrebbe inserito anche una «forte» spinta allo smart working e all’accorciamento della settimana lavorativa. Una diretta conseguenza delle direttive europee e degli obiettivi ambiziosi che hanno fissato, soprattutto per i cosiddetti “settori non Ets”. Etichetta che, spiega Il Messaggero, racchiude i destini di due comparti chiave: quello dei trasporti e quello dell’edilizia. In termini di decarbonizzazione, l’Ue chiede di decurtare le emissioni del 43,7 per cento rispetto ai livelli del 2005. Una richiesta apparentemente troppo difficile da soddisfare, dal momento che lo scenario di riferimento italiano prevede che al 2030 questi settori riescano a risparmiare 98 milioni di tonnellate di Co2. Significa, rispetto al 2005, una percentuale decisamente al di sotto di quella richiesta: il 28,6 per cento. Dunque il governo avrebbe pensato di rimediare, si legge nel Piano, attraverso «una significativa riduzione delle emissioni pari a oltre il 30 per cento rispetto ai livelli del 2021 da conseguirsi prevalentemente nei settori trasporti, civile e agricoltura».
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