in ricordo della befana fascista

In ricordo della befana fascista testo del video: Enrico Corti su Facebook. 6 gennaio 2024. Parallelamente al nascere delle prime bande fasciste, con assedi e devastazioni alle Camere del Lavoro /operaie, ndr\, nel 1920 il 5° Governo Giolitti dovette subire l’avversione dei giornali italiani più diffusi, come il Corriere della Sera, il Giornale d’Italia e La Tribuna: mentre incertezze si verificarono nella stampa in generale. Nel luglio del 1923, il Governo guidato da Benito Mussolini attuò una serie di provvedimenti per mettere il bavaglio ai giornalisti e all’informazione; fu l’inizio di una drammatica stagione che portò al Regime fascista prima e alla 2° guerra mondiale poi. Cent’anni dopo; dopo aver ripulita la Rai Giorgia Meloni millanta che nella TV pubblica non c’è lottizzazione ma un riequilibrio delle culture; quindi intendendo per cultura non l’esprimersi del libero intelletto, ma l’accaparramento di spazi propagandisti; tale e quale il MinCulPop del ventennio fascista. Le conferenze stampe senza nemmeno una possibilità per i giornalisti di controbattere, sono come dei Caroselli pubblicitari a sostegno dell’intervistata; cosicché nell’ultima conferenza del 4/1/24 Giorgia Meloni illustrando i dati socio-economici si è presa la libertà di sciorinare indisturbata une decina di falsità; declinandola in propaganda di partito. La giornalista Gaia Tortora le è stata degna sponsor; in carriera non perché figlia di Enzo Tortora /come lo fu la sorella Silvia prematuramente scomparsa\; ma per il suo geniale merito e la sua indipendenza intellettuale-politica; non ci è dato di sapere quante sono le figlie di operai che hanno potuto avere una così fulgida carriera tra i media. Sempre in modo geniale, Gaia Tortora ha pubblicamente affermato; “non ho visto nella Meloni una forma di vittimismo speculare, come non credo che ci sia una sua forma di mitizzazione“. Riferendosi poi ai suoi colleghi, che attraverso la Federazione Nazionale della Stampa hanno proposto, uno sciopero di categoria contro il bavaglio approvato dal Governo, con “modalità solidaristiche“ ha detto; “Il decreto è solo una garanzia nei confronti di persone, innocenti fino a prova contraria, che vengono sputtanate in lungo e in largo sui giornali“; lo sciopero è assurdo e dimostra che non siamo una categoria credibile.“ Al netto dell’odiosa vicenda che ingiustamente ha colpito il padre Enzo, la figlia ha usato reali problemi che la giustizia ha per prostrarsi davanti al personaggio Giorgia Meloni; amica degli imprenditori; classista; fomentatrice di ingiustizie sociali e di disuguaglianze; negatrice di diritti istituzionali e salariali; menzognera per fini propagandisti di lei e del suo partito. Rivendicare “il Presidente“ in sostituzione del “la“; è la cartina tornasole della personalità maschilista patriarcale per l’uso dl potere che sta nel DNA del soggetto che purtroppo immeritatamente invade la scena, presagendo un immediato futuro “nero“ .
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