SCIMMIA Eugenio Finardi

E veniamo alla chiusura del disco: “Scimmia“. Eccola, l’eroina. Fatevi un giro su Youtube, dovreste trovare con facilità video di discussioni tra “compagni“ dell’epoca che si interrogano sulla libertà di essere tossici. Non so se il pezzo sia autobiografico ma la canzone è giustamente celebrata perché coraggiosissima nel descrivere la “discesa nel tunnel“ di chi si buca, con un climax, lirico e musicale, da brividi. Peccato per la conclusione che proprio non mi convince, sarà che la materia, per lavoro, la conosco un pochino, ma posso affermare con assoluta certezza che i tossici che si sono tolti la “scimmia“ con il metadone in 6 mesi forse esistono, ma probabilmente non sulla Terra. Questo senza nulla togliere al valore della canzone, a modo suo anch’essa depositaria del punto di vista di una generazione. Così si chiude un disco a modo suo memorabile e in un certo senso un’era. Dal ’78 cambia tutto e cambia pure la direzione di quella parabola che fin quì è stata in ascesa... Il primo buco l’ho fatto una sera a casa di un amico così per provare e mi ricordo che avevo un po’ paura c’è molta violenza in un ago nelle vene ma in un attimo, una fitta di dolore, un secondo ad aspettare poi un’onda dolce di calore, quasi come nell’amore e poi mi son lasciato andare, completamente rilassato in un benessere artificiale, come mai avevo provato. Ma poi a casa me lo son giurato che io no, non ci sarei cascato ’“io la imparerò ad usare, mi saprò gestire non mi farò fregare“ ma ci continuavo a pensare, non mi usciva dalla mente e man mano che passava il tempo diventava la cosa più importante. “E poi non me ne frega niente di quel che dice la gente tanto siamo tutti assuefatti e di cosa non importa niente“ e continuavo ad aumentare, mi facevo quasi tutte le sere e appena fatto mi scoprivo a temere di non riuscirne più a trovare. E poi ore ore ore fuori da una farmacia ad aspettare “e quello stronzo di un dottore non me ne vuole dare. A lui che cazzo gliene frega, ma un giorno me la paga un giorno passo con un sasso e gli faccio la vetrina nuova ...e dai prestami una fiala, è da sei ore che mi sbatto se non mi faccio uno stenolo stasera, lo sai divento matto“. Poi per due anni non ho quasi fatto altro non ho suonato, non ho fatto l’amore tiravo il tempo da un buco all’altro in giro a sbattermi o a casa a dormire Ma una mattina mi son chiesto: “come andrà a finire? Andare avanti, finire in galera, magari anche morire e poi così non può durare. sta diventando come un lavoro otto ore in giro a sbattermi ma oramai sballo poco anche con l’ “ero“. E poi sto perdendo tempo e sprecando quello che ho dentro io così non sto crescendo, mi brucio ma mi sto spegnendo e smettere non è così difficile non fa neanche tanto male basta un po’di cura e di comprensione magari un po’ di metadone e fuori c’è tutto un mondo da scoprire sul quale si può intervenire e se tieni duro sei mesi vedrai che non ci ripenserai quasi mai“.
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