Un “Annibale di massa”?

Nei giorni scorsi, è tornato alla ribalta il delicatissimo tema relativo al cosiddetto “Protocollo Annibale”. Vale a dire una procedura operativa introdotta dall’esercito israeliano per impedire la riproposizione di episodi analoghi a quello verificatosi nell’estate del 1986, quando Hezbollah rapì e assassinò tre soldati di Tsahal inquadrati nella Brigata Givati, i cui cadaveri sarebbero stati consegnati a Tel Aviv nel 1996 in cambio della restituzione dei corpi di 123 guerriglieri del Partito di Dio. Pochi giorni dopo il rapimento, il generale Yossi Peled, il colonnello Gabi Ashkenazi – che avrebbe successivamente ricoperto gli incarichi di Capo di Stato Maggiore e ministro degli Esteri – e il colonnello Yaakov Amidror si riunirono presso il quartier generale del Comando Nord per stilare quello che si configura come uno degli ordini operativi più controversi nella storia delle forze di difesa israeliane, che definiva la condotta da tenere in caso di rapimento di uno o più soldati del
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