Il collegamento tra l’esplosione del fenomeno eroina in Italia e gli anni di piombo ha un nome: Operazione Bluemoon. È una linea che collega servizi segreti, narcotraffico e terrorismo di Stato, un filo rosso che complica ulteriormente l’intricata rete dei misteri irrisolti della prima repubblica. È una storia di guerra non convenzionale, di un conflitto interno a bassa intensità, soprattutto è una storia di tensione.
Tensione è una parola familiare alla storia recente del nostro paese, un termine che proietta le ombre lunghe delle stragi, della contestazione, della Gladio e di quella particolare commistione tra terrorismo, militari ed elementi del mondo politico, giornalistico ed imprenditoriale nella crociata contro il “pericolo rosso”. Una parola che dà il nome alla dottrina chiave della turbolenta epoca degli anni di piombo: strategia della tensione.
Operazione Bluemoon è il nome in codice della capillare opera di somministrazione di eroina in ambienti legati al mondo della sinistra extraparlamentare, parte di un più ampio piano di guerra psicologica, o “non convenzionale”, svolta dai servizi segreti del Blocco Occidentale nella lotta contro i movimenti di opposizione della sinistra extraparlamentare e del movimento studentesco.
L’istituzione cardine dell’operazione in Europa fu l’Aginter Presse, formalmente agenzia stampa del regime portoghese di Salazar, riconosciuta poi essere la copertura per una rete sovversiva internazionale di estrema destra tra i cui collaboratori italiani figurano personalità quali Stefano Delle Chiaie e Pierluigi Concutelli. Proprio l’Aginter si sarebbe incaricata dello stoccaggio e della preparazione dei suoi agenti alla diffusione dell’eroina.
L’Operazione tuttavia non fu un unicum italiano o europeo. A detta di Roberto Cavallaro, ex membro dei Nuclei di Difesa dello Stato e collaboratore del SID, ad oggi unico testimone diretto della Bluemoon, l’impiego di sostanze narcotiche contro il “nemico interno” aveva ottime possibilità di essere già stato sperimentato con successo oltreoceano, proprio dagli Stati Uniti. Le ricerche della CIA sull’impiego a fini militari “non convenzionali” di sostanze psicotrope è storia nota, un dato di fatto inoppugnabile che emerge chiaramente dai documenti desecretati dall’intelligence statunitense.
Tra il 1970 e il 1985 il numero di tossicodipendenti in Italia tocca quota con un bilancio di morti per overdose che si conta nell’ordine delle migliaia. L’eroina nel Belpaese è venuta per restare, da quel momento in poi segnerà in maniera indelebile un’intera generazione sullo sfondo di una fortissima instabilità politica e sociale e di una malcelata guerra sotterranea ai nemici del sistema. Un’esplosione repentina, terribile e violenta che trascina ancora oggi i suoi effetti. Una vicenda che rappresenta l’ennesimo scheletro nel già affollato armadio della nostra Repubblica; più semplicemente, un altro torbido capitolo degli anni della tensione.
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