A volte accade che il destino decida per noi e, quando questo si verifica, è necessario lasciare che le cose prendano la loro forma che solo raramente è quella dei nostri stessi desideri. Ma a me è accaduto e ve lo racconto.
Per mesi, nelle lunghe e incantevoli mattine argentine, io e Paolo (l’aiuto regista) ci siamo svegliati all’alba, abbiamo viaggiato in auto, parlato, discusso delle scene da girare o già girate, ricomponendo, tassello dopo tassello, il puzzle della lunga storia che stavamo costruendo. Mentre eravamo impegnati a parlare di Andrea, Elena, Iacopo e Luisa, Ariel, il nostro autista ci conduceva verso il set con la sua discrezione e disponibilità.
Non sospettavamo, mentre ci preparavamo a raggiungere il set, che Ariel stesse entrando nella nostra storia insieme a noi, come un accompagnatore prezioso e silenzioso.
Non sospettavamo inoltre che Ariel fosse un’autista solo per caso: i ladri gli avevano da poco rubato dal suo studio tutte le attrezzature, computer e microfoni lasciandolo come si dice non solo in mutande, ma anche con i sogni in frantumi.
Non sapevamo che Ariel Belmonte, in arte Ariel Belont, nato a Buenos Aires, figlio di genitori calabresi immigrati negli anni ´50 in Argentina, fino ad ora aveva scritto e cantato, ma solo in inglese, perché secondo lui il rock si può solo cantare in inglese.
Non avevamo capito che in auto durante i tanti viaggi lui ci sentiva parlare della serie in italiano e giorno dopo giorno imparava la nostra lingua e la nostra cultura.
Ma quello che più di tutto non sapevamo è che una notte, una di quelle lunghe e insonni notti che solo la vita da set può creare, aveva iniziato a comporre quello che state per ascoltare.
Abbiamo scoperto tutto in un’unica occasione, quando durante una delle pause sul set mi ha detto che doveva farmi ascoltare qualcosa. E questo qualcosa era solo un tema che, giorno dopo giorno, una nota o una parola in più... é diventata una canzone che tutta la troupe ha iniziato a cantare, leitmotiv e tormentone tra la troupe.
Il resto è venuto da sé e un po’ ’da me’, perché ho sempre creduto che se esiste un destino bisogna solo accompagnarlo per mano: ho chiesto a Rodrigo, che ha sempre avuto una spiccata passione per la chitarra, di provare a cantarla... e così il nostro protagonista, che ancora non parlava una parola di italiano ha iniziato a cantarla sul serio...
Quello che avete ascoltato è solo il breve frammento di una ballata, per ascoltarla tutta dovremmo chiedere ad Ariel o, meglio ancora, chiedere a Rodrigo di cantarla per noi....
Cinzia TH Torrini
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