Mario Fracasso (14) presenta il Centro Culturale Alfonsina Bertelli Motta di Alessano (Lecce)

Mario Fracasso presenta il Centro Culturale Alfonsina Bertelli Motta di Alessano (Lecce) con questo intervento. CENTRO CULTURALE “ALFONSINA BERTELLI MOTTA“ (già lu furese) Alessano (Lecce) Il 7 Maggio 1985 veniva trovata morta a casa sua a Torino la compagna Alfonsina Bertelli all’età di 45 anni. Quest’anno 2009 voglio dedicare il Centro Culturale “Lu furese“ di Alessano a lei. Proprio trent’anni fa c’incontrammo e dopo un po’ di mesi che ero stato fatto prigioniero perché militante delle Brigate Rosse della colonna torinese non ci ha pensato due volte a seguirmi e starmi vicino anche nella lotta contro la prigionia. Maturata coscienza di classe e comunista non esita immediatamente a intraprendere la strada della lotta classe e rivoluzionaria contro le condizioni di sfruttamento e di segregazione insieme a tanti altre proletarie e proletari, fino a diventare responsabile dell’Associazione famigliare dei prigionieri di Torino e militante del Coordinamento dei comitati contro la repressione di Milano. Nel maggio 1985 ci ha lasciati per sempre mentre l’aspettavo per fare il colloquio nella prigione di massima sicurezza di Novara, con un bagaglio carico di voglia di vivere dentro un mondo comunista e libertario. Per questo è giusto averla vicina nella nostra battaglia comunista senza mai dimenticarla insieme alle altre compagne e compagni che sono caduti per il comunismo. Il Centro Culturale “Alfonsina Bertelli“ (già lu furese) di Alessano fin dalla sua costituzione ha organizzato delle iniziative volte alla conservazione della memoria storica su avvenimenti importanti della storia recente che rischiano di essere dimenticati o falsificati. Nel 2008 ci sono state diverse iniziative per ricordare due importanti anniversari: il quarantesimo del Sessantotto e il trentesimo dei movimenti di lotta del 1978. Quest’anno vogliamo soffermare la nostra attenzione su un altro importante e tragico avvenimento: la strage di Piazza Fontana, avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969, proprio quarant’anni fa. In quella triste giornata una bomba troncò la vita di 17 persone e 90 rimasero ferite all’interno della Banca dell’Agricoltura. Ai 17 morti della strage bisogna aggiungere anche l’anarchico Pinelli che poche ore dopo l’esplosione fu arrestato, fu portato in commissariato e lì morì durante l’interrogatorio della Polizia. Quelle 18 vite ancora oggi attendono che venga trovato un colpevole. In questi 40 anni si sono svolti diversi processi che non hanno però individuato i mandanti e gli esecutori della strage. Non solo: alla fine dei processi il Tribunale ha condannato i parenti delle vittime a pagare le spese processuali! Oltre al danno anche la beffa!!! Si sa che la strage si inserì in una strategia dettata dagli interessi politico-economici della borghesia imperialista. Una strategia che era iniziata molto tempo prima e che tendeva a bloccare ogni tentativo di lotta per il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. Dal 1947 (1° Maggio, Portella della Ginestra) in poi, diverse sono state le cosiddette “stragi di Stato“, stragi che hanno provocato centinaia di morti e che servivano a fermare la forza e la presa di coscienza del movimento proletario e comunista. Ne ricordiamo solo le tappe principali: 1° Maggio 1947, Sicilia -- strage di Portella della Ginestra (11 morti e molti feriti); 12 Dicembre 1969, strage di Piazza Fontana (17 morti e 90 feriti); 28 Maggio 1974, strage in Piazza della Loggia a Brescia otto morti e 102 feriti; 4 Agosto 1974, strage sul treno Italicus (12 morti e 48 feriti) Bologna 27 Giugno 1980, strage di Ustica 81 morti; 2 Agosto 1980, strage della stazione di Bologna (85 morti e 200 feriti) In particolare, vogliamo rilevare la particolarità della strage di Bologna che fu immediatamente seguita da licenziamenti prima e poi messi in Cassa Integrazione alla Fiat Mirafiori di Torino. La strage cioè doveva servire per terrorizzare i lavoratori e prevenire qualsiasi forma di lotta operaia. A questi morti si aggiungono le decine di vittime cadute nei cortei, nelle piazze e durante gli scioperi e i tanti che finirono in carcere in quegli stessi anni. Ancora oggi, la borghesia imperialista non ha rinunciato a quella perversa strategia: i morti delle stragi di Stato sono ancora senza un colpevole. Non solo: la borghesia continua a colpire con la stessa ferocia quei Paesi e popoli di cui sfrutta le risorse economiche per i propri esclusivi interessi. Ieri lo faceva con le stragi e con le occupazioni militari, oggi lo fa con le guerre e con le bombe intelligenti. Il fine è sempre quello: stroncare nel sangue ogni tentativo di ribellione e di lotta di liberazione dalle catene dello sfruttamento che continua a mietere morti sul lavoro miseria e genocidi. Alessano Dicembre 2008
Back to Top