FRIEDRICH PAULUS. L’UOMO DI STALINGRADO. VERSIONE AD ACCESSO LIMITATO

TITOLO: Paulus. Der Gefangene. (Paulus. Il prigioniero) SERIE: Hitlers Krieger (I guerrieri di Hitler) PRODUZIONE: ZDF ANNO DI PRODUZIONE: 1988 AUTORI: Guido Knopp, Jörg Müllner e Henry Kohler DISTRIBUZIONE ITALIANA: Hobby&Work, 1995 Friedrich Wilhelm Ernst Paulus resterà per tutti l’uomo di Stalingrado, il comandante della 6a Armata tedesca imprigionata nel gelo dell’inverno russo all’interno della città che porta il nome dell’uomo che Hitler considerava il suo avversario peggiore. Oggi ci occupiamo di un uomo, Friedrich Paulus che è entrato nella memoria collettiva per essere stato al comando della più potente e organizzata unità bellica dell’esercito tedesco durante il secondo conflitto mondiale: stiamo naturalmente parlando della 6a Armata, una macchina da guerra che aveva mietuto successi durante l’intera campagna nazista di espansione ad est. Prima di diventarne comandante Paulus è stato un brillante ufficiale di Stato Maggiore. Abile pianificatore e un intelligente organizzatore. In quel periodo, all’interno delle forze armate tedesche gode della massima considerazione e, sotto il profilo tattico e operativo, è giudicato – con Erich von Manstein uno degli ufficiali più brillanti. Per questo nell’estate del 1940, Franz Halder, capo di stato maggiore dell’esercito, lo vuole come intendente generale. Paulus assume così la terza carica per importanza all’interno delle Forze Armate e con Halder avvia un rapporto molto stretto che gli regalerà un ruolo centrale nella definizione del piano di attacco all’Unione Sovietica, la cosiddetta operazione Barbarossa La fase cruciale della carriera di Paulus comincia però il 5 gennaio 1942 quando viene promosso e quindi nominato comandante della 6° Armata. A caldeggiare la nomina sono stati da un lato Franz Halder e dall’altro il comandante uscente Walter von Reichenau. Paulus, che fino a quel momento, non ha mai avuto alle proprie dipendenze su un campo battaglia né una divisione né un corpo d’armata si ritrova così a capo della più potente e meglio organizzata unità militare dell’esercito tedesco. Gli inizi non sono semplici. L’armata è infatti coinvolta nei duri scontri difensivi che si accendono nel settore della città di Izjum. Nella primavera del 1942 però, Paulus offre un’ottima prova di se nella seconda battaglia di Char’kov. La 6° Armata fa oltre prigionieri e la sua fama all’interno delle forze armate aumenta sempre di più. Ottiene la croce di cavaliere della croce di ferro e la stima personale di Hitler che lo apprezza anche per le sue origini. È infatti figlio di un semplice contabile, un uomo del popolo, privo di ascendenze nobiliari. Nell’estate del 42 la Germania nazista ha un grande bisogno di risorse e Hitler sa che il solo modo per procurarsele è impadronirsi della regione del Caucaso. Si tratta di un obiettivo cruciale. Dal raggiungerlo o meno dipende il successo della guerra nazista. E dunque ovvio che verso questa meta debbano convergere tutte le forze disponibili Si tratta di quelle del Gruppo d’armate Sud, inizialmente agli ordini del feldmaresciallo Fedor von Bock I raggruppamenti operativi sono due: da un lato ci sono la 2ª Armata del generale Hans von Salmuth, la 4ª Panzerarmee di Hermann Hoth e la 6ª Armata di Friedrich Paulus. Il loro obiettivo è Voronež mentre la 17ª Armata tedesca, comandata da Richard Ruoff e la 1ª Panzerarmee del generale Ewald von Kleist devono intervenire in una seconda fase per manovrare con il raggruppamento settentrionale verso il Volga e poi irrompere nel Caucaso. Nell’azione è coinvolta anche L’11ª Armata di Erich von Manstein) dovrà operare ad est dello stretto di Kerč per colpire da ovest il porto di Novorossijsk sul Mar Nero. Il 30 giugno giugno Pualus entra in azione. Nonostante da Berlino arrivino direttive poco chiare sul campo Paulus dimostra tutte le sue capacità. Passando di successo in successo, a metà luglio con la sua 6ª Armata entra nella grande ansa del Don e si avvicinava a Stalingrado. Hitler pretende la conquista della città, un obiettivo del tutto inuitle ai fini di ciò che si vuole ottenere in Caucaso. In proposito vi congliamo la lettura del saggio breve dal titolo «Stalingrado, la battaglia che non bisognava combattere» di Jean Lopez, contenuto all’interno del volume «I grandi errori della seconda guerra mondiale», pubblicato da Giunti.
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