COSA CI SALVA DALLA GUERRA ATOMICA. STORIA DELLA DISTRUZIONE RECIPROCA ASSICURATA.

Che cosa ha salvato le nostre vite durante la Guerra Fredda? Vi illudete che sia stata la volontà di pace delle due superpotenze? Forse… ma in realtà, il contributo principale al mantenimento della sicurezza mondiale è venuto dal MAD, un acronimo formato dalle parole inglesi MUTUAL ASSURED DISTRUCTION ovvero Mutua distruzione assicurata o se preferite, certezze di reciproca di dei contendenti è in grado dl causare la totale distruzione totale dell’altro. Dunque stando così le cose, a che servirebbe, lanciare un attacco avendo la certezza di essere comunque distrutti? La teoria della Mutua Distruzione Assicurata funziona perché un attacco nucleare non puà essere istantaneo e non può fare affidamento sull’effetto sopresa. Richiede comunque alcuni minuti per andare a segno. I missili insomma - anche quelli ipersonici - non possono colpire il bersaglio istantaneamente. Per viaggiare fino al loro obiettivo hanno bisogno di tempo e durante il viaggio l’avversario li vedrà arrivare e lancerà i suoi È il cosiddetto principio del «fail deadly» termine che, in italiano, possiamo tradurre con la frase «a prova di morte». Ma il mondo quanto è arrivato vicino allo scoppio di una guerra nucleare? L’incidente più noto, quello che avrebbe davvero potuto portare alla distruzione del pianeta è quello cosiddetto dell’equinozio d’autunno del 26 settembre 1983, a Stanislav Evgrafovič Petrov, ufficiale delle Truppe di Difesa Aerea Sovietica, viene chiesto di sostituire un collega assente. Sembra un giorno come tanti altri. Petrov presta servizio presso la base militare di Serpukhov-15, che sorge vicino alla città di Kurilovo nell’oblast di Kaluga. Serpukhov-15 è il centro di controllo della rete OKO. Si tratta un sistema basato una galassia di satelliti della serie COSMOS che arriverà a contarne 101. Serve a rilevare il lancio di missili intercontinentali dal territorio americano. A mezzanotte e 14 minuti del 26 settembre 1986, ora di Mosca il sistema lancia un segnale di allarme. Un missile Minuteman è appena partito dalla base di Malmstrom nel Montana. Il Minuteman ha una gittata di km e, potenzialmente, può trasportare fino a quattro testate nucleari. A Petrov però, quell’attacco sembra strano. Che senso ha – si domanda – che gli americani colpiscano con un solo missile? Sceglie quindi di temporeggiare convinto che si tratti di un errore del sistema. Ma la situazione peggiora all’improvviso quando, qualche minuto più tardi, il sistema segnala altri quattro lanci di missili Minuteman dal territorio americano. Il tenente colonnello Petrov continua però a non essere convinto di ciò che le macchine gli segnalano. Un attacco con soli 5 missili non ha nessun senso. Inoltre solo il sistema OKO ha rilevato il lancio. Dei cinque missili che dovrebbero essere in volo verso l’Unione Sovietica, non c’è traccia sul resto della strumentazione. Perché? Chissà cosa passa in quei minuti nella mente dell’ufficiale sovietico. Alla fine Petrov decide di segnalare il tutto ai suoi superiori come cattivo funzionamento del sistema. Ha ragione. I suoi nervi d’accio salvano il mondo dalla sitruzione. Emergerà poi che, all’origine dei falsi allarmi di lancio c’è, pensate un po’, una particolare congiunzione astronomica fra Sole e Terra, legata all’equinozio autunnale. A seguito di questo fenomeno, l’angolazione dei raggi solari che vanno a colpire le nubi ad alta quota, fa sì che vengono riflessi in modo tale, che i satelliti della rete OKO, dall’orbita alla quale stazionano, li interpretino come lanci di missili. Un altro episodio particolarmente grave avvenne all’epoca della crisi dei missili di Cuba. Mosca aveva inviato presso l’isola caraibica 4 sommergibili della classe FoxTrot. Non si trattava di battelli nucleari ma di naviglio a propulsione convenzionale diesel-elettrica. I sommergibili però avevano a bordo siluri a testata atomica. Il B-59, agli ordini del capitano Valentin Grigorievich Savitsky si trova in immersione in acque internazionali quando viene intercettato da una flottiglia statunitense composta da 11 cacciatorpediniere e dalla portaerei USS Randolph. Il gruppo da combattimento americano è deciso a costringere il battello del Savitsky ad emergere. Comincia quindi ad usare cariche di segnalazione abbastanza potenti da essere sentite ma non da causare danni al sommergibile. Quando le navi americane cominciano a lanciare le cariche di segnalazione il capitano Savitsky pensa ad un attacco. Crede che sia scoppiata la guerra e da ordine di rispondere con il lancio di un siluro nucleare. Dato lo stato di estrema tensione che regna durante i giorni della Crisi dei Missili, l’impiego di quell’arma deve essere però autorizzato anche dall’ufficiale politico Ivan Semyonovich Maslennikov e – soprattutto - dal comandante in seconda Vasily Aleksandrovich Arkhipov. Ed è proprio quest’ultimo a rifiutare di dare il suo assenso al lancio. Il disatro viene così evitato all’ultimo istante.
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