Brugherio Glenda Mancini

Questo femminismo dell’ultima generazione sta assumendo le forme di una pagliacciata colossale, c’è da sentirsi quasi offese “in quanto donne“ per i messaggi che si stanno lanciando. È ridicolo come chi (a parole) vorrebbe vedere morta la cultura patriarcale, la mantenga in vita cristallizzando la figura: donna/vittima, uomo/carnefice alias donna debole, inferiore e impotente VS uomo forte, virile e potente. È certo comodo porsi a priori nei panni della vittima, non la si può incolpare di nulla, dopotutto se ci poniamo nei panni del buono non possiamo che riferirci all’altro come il cattivo, anestetizzando la nostra capacità di analisi sulla possibilità di fare del male. Sta diventando inquietante l’odio indiscriminato per gli uomini. È come se si cercasse un capro espiatorio per riversare anni di maltrattamenti, magari giustificate dal fatto che se lo facciamo noi che siamo donne comunque è diverso, perché la rabbia e la violenza è affare da uomini e della “mascolinità tossica“ che li contraddistingue. Non si può accusare di misoginia chiunque dissenta o avanzi obiezioni dal pensiero unico e dominante,questo non è dialogo, questa è vendetta. E dove pensiamo di arrivare con questo spirito, con questo pedante monologo? Come si pensa di avvicinare gli uomini alla questione femminile se la posizione che si assume è questa? Come ci si aspetta di trovare partecipazione se il metodo d’approccio è quello del “dito puntato“ del “taci parlo io“, “io ho ragione tu hai torto“? Ma chi avrebbe voglia di ascoltare, leggere questi articoli diventa imbarazzante! È così che ci (di)mostriamo migliori della controparte? Pensate sia sufficiente sostenere che le donne non mentono mai o che la capacità di commettere violenza è qualcosa da uomini e che quindi non ci riguarda? Se siamo effettivamente migliori mostriamo il nostro valore evitando di sminuire quello degli uomini, piantandola di nasconderci dietro un ruolo che ci sta stretto solo quando ci fa comodo. Creiamo un dialogo più intelligente, incominciamo a pensare partendo dal presupposto che prima di uomini e donne siamo esseri umani. Smettiamola di dialogare convinte che la nostra sia l’unica verità, abbattiamo questa etichetta della vittima che ci impedisce di metterci in discussione, non può essere un passato da oppresse a legittimare questo solipsismo, questa cecità, questo odio. Basta andare a vedere i dati statistici del Ministero Dell’Interno sugli omicidi famigliari per rendersi conto che si fa solo il gioco delle proiezioni, alla ricerca del più cattivo, dimenticando che tutte le scienze moderne concordano e ci ricordano che il cattivo è in ognuno di noi. O forse preferivamo quando Lombroso ci definiva troppo stupide ed inferiori per commettere reati criminali diversi dalla prostituzione e dai reati minori ? Sicuramente appare più congeniale alla tesi ma all’emancipazione non saprei. A mio avviso, così facendo si svela un femminismo basato su una questione di interessi personali più che di progresso politico. Glenda Mancini #ancheledonneuccidono
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