L’intelligenza artificiale entra a capofitto nella religione

L’essere umano non è infallibile e chi se non meglio di un essere robotico animato dall’AI potrebbe guidarci verso l’illuminazione raggiunta dal Buddha? Questo sembra essere il messaggio inviatoci dal tempio Zen di Kodaji, a Kyoto, in Giappone, dove a guidare le preghiere non è più un monaco in carne ed ossa ma un robot. Il suo nome è Mindar, anno di nascita 2019, alto . Immaginato per avere le sembianze della Dea buddista della pietà, perlopiù in alluminio, Midar è oramai entrato a pieno titolo, e a gamba tesa, non solo nel tempio giapponese ma, come sostengono molti critici, nell’universo della religione. Si tratta dunque, a tutti gli effetti, di un prete robotico androgino programmato per interagire con i fedeli. Tuttavia, al peggio non c’è mai fine e in Germania un robot umanoide, chiamato BlessU-2, è stato creato per celebrare i 500 anni dalla riforma protestante, mentre nella religione ebraica è nato l’algoritmo Robo-Rabbi,
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