Franz Liszt (1811-1886): Étude “Waldesrauchen“ [forest murmurs]

Franz Liszt (1811-1886): Waldesrauchen for piano dedicato al Maestro Giovanni Cultrera di Montesano Gabriele Tomasello, pianoforte. recorded december 8 2019 Franz Liszt (1811-1886) Mormorii dal bosco リスト 第1曲 森のざわめき ピアノ Il primo dei Due Studi da concerto S. 145, Mormorii della foresta (Vivace), è ambientato in un’atmosfera delicata dai colori impressionisti, che prefigura la scrittura pianistica di Ravel e ricorda il suo Ondine (da Gaspard de la nuit). Studio ottimo per esercitare un sottile uso del pedale di risonanza, produce immagini sonore fantasiose e naturalistiche. Delizioso l’effetto iniziale, un fruscio in sestine, al modo di stormir di fronde, generato dal moto concentrico di un arpeggio in moto perpetuo, mentre una melodia dolce con grazia scorre sottostante imitando suoni cristallini d’acque ruscellanti: un’affascinante rappresentazione paesaggistica del bosco incantato. Poi ritorna la melodia dolce (con qualche variante superficiale di fioritura), proiettata in risalto al canto su bicordi d’ottava e piccola mutazione nel finale, ove è iterato un segmento che dà la stura a un breve passo elaboratìvo che porta a mutare lo scenario tonale di riferimento. Ecco allora una ripresa elaborativa in altra tonalità del fruscio iniziale insieme al tema dolce, però esposto non in continuità ma a segmenti, anche in imitazione, con il moto di sestine che si inframmezza, anziché solo sovrapporsi al canto; ne scaturisce una sorta di divertimento dai colori delicati, eppure molto cangianti. Prosegue e diviene trascinante, come un fiume in piena, la descrizione “fantastica“, di stampo nettamente più elaborativo e complesso, indirizzata a ripetute riprese-imitazioni di segmenti del tema e sestine, rafforzati dai toni accesi, da armonie più “cariche“, dall’uso di una tecnica di complicazioni effettistiche (martellato, accenti, salti, uso di destrezza e potenza). Ma Liszt non ha ancora compiuto del tutto la sua palpitante ricognizione nel mondo silvestre: ecco la ripresa del fruscio di sestine e del tema dolce, con una nuova permutazione finale in cui cambia la scrittura in un passo in cui il tema corre e si inerpica in ritmo sincopato al sovracuto, fissandosi poi in una sorta di fedele, garrulo pigolio risolto in tremolo febbrile, quasi l’onomatopea d’un battito d’ali, che coinvolge l’intero campo sonoro e poi si spegne in un largo ritenuto. Da ultimo, mirabile poesia sonora, nell’indicazione A tempo riemerge il ricordo del tema dolce, ornato dal delizioso cesello frusciante della mano destra, fissato in un’ultima immagine fuggitiva.
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