2 note: Per la prima volta con questo brano, Mina raggiunge il traguardo discografico del primo posto nelle vendite, dopo un’accoglienza comunque buona riservata ai precedenti Tintarella di luna, E’ Vero e Coriandoli.
Il cielo in una stanza entra al settimo posto nell’estate 1960 e sale fino al primo, rimanendo in classifica fino all’inizio dell’anno successivo.
La canzone viene proposta a Mina da un giovane Mogol, ma lei non sembra convinta; in effetti il brano era già stato rifiutato da altre interpreti, tra cui Jula De Palma e Miranda Martino. L’autore, Gino Paoli (che non compare nei credits perché non ancora iscritto alla SIAE), la fa ascoltare a Mina al pianoforte e alla fine l’artista la incide più per le pressioni dei discografici che per sua convinzione.
Assistiamo così alla prima delle mille metamorfosi di Mina: l’urlatrice e interprete di cover di brani rock si trasforma in musa della canzone d’autore. Accompagnata dall’orchestra di Tony De Vita, la sua versione è indimenticabile e insuperabile (Italdisc MH 61, accoppiata con La notte di Reverberi-Franchi). L’ouverture e l’inciso col crescendo di violini sono ancor oggi davvero straordinari.
Il cielo in una stanza è diventato un classico della canzone italiana, e conta decine di versioni, tra cui quattro dello stesso Paoli: una incisa per la Ricordi con un piccolo gruppo, una seconda per la RCA con l’orchestra di Ennio Morricone, una terza registrata per la Durium con l’accompagnamento di un vero organo da chiesa nel 1971 (la partitura per organo era di Giampiero Boneschi), una quarta, arrangiata da Peppe Vessicchio con tastiere elettroniche e un intrigante sax soprano, che è quella che Gino esegue ancor oggi nei concerti dal vivo.
Mina intanto invia in giro per il mondo le versioni in lingua inglese (The World We Love In, poi ricantata anche da Connie Francis), spagnola (El cielo en casa), tedesca (Wenn Du an Wunder glaubst), francese.
Storicamente Mina è stata la prima interprete della canzone e, a giudicare dal successo di pubblico e di critica ottenuto nell’immediato ma anche successivamente, la sua versione rappresenta un punto di riferimento e paragone per tutta la musica leggera italiana e in particolare per la canzone d’autore.
Esiste in due edizioni diverse, entrambe del 1960 e sempre arrangiate da Tony De Vita che con la sua orchestra accompagna Mina. In ordine cronologico la prima ha durata 1:59 e la seconda 2:54.
La più lunga, denominata extended, si trova sul singolo “Il cielo in una stanza/Stranger Boy“ pubblicato nel 1965 e nelle raccolte su CD Mina Gold (1998) e Ritratto: I singoli Vol. 1 (2010). A parte questi supporti, tutti gli altri utilizzano la versione corta.
Le immagini si riferiscono al film “Io bacio tu baci“ musicarello del 1961, per la regia di Piero Vivarelli.
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