SCIARRINO Allegoria della notte | , RAI Torino, ühbeck de Burgos | video 1988 ®

Salvatore SCIARRINO (): “Allegoria della notte“, for violin and orchestra (’to Resy & Salvatore Accardo’, 1985) [16’00’’] (0:55 | performance; 17:00 | applause) Salvatore Accardo, violin Orchestra Sinfonica di Torino della RAI Rafael Frühbeck de Burgos, conductor recorded: PAL 4:3 | live, Auditorium RAI, Torino, 5 February 1988 audio remaster: © Emilio Pessina, 2014 --- © COPYRIGHT Disclaimer, Under Section 107 of the Copyright Act 1976. Allowance is made for “fair use“ for purposes such as criticism, comment, news reporting, teaching, scholarship, and research. Fair use is a use permitted by copyright statute that might otherwise be infringing. Non-profit, educational or personal use tips the balance in favor of fair use. --- COMPOSER’s NOTE Il nucleo concettuale risale al 1976, in contrasto ai Sei capricci per violino. Fin da allora, la parte solistica si delineava senza i suoni armonici che caratterizzano la mia scrittura per archi, ed era quasi un’affettuosa scommessa fra me e Accardo. Immaginate di ascoltare il Concerto per violino di Mendelssohn. Fra gli sprazzi della coscienza (o le intermittenze della memoria) emana un’altra musica, letteralmente generata dall’eco di uno slancio lirico. Prolungandosi indefinitamente, questa eco rende percepibile un altro spazio, parallelo: l’altra faccia del pianeta Mendelssohn - quella disabitata. E quando il nostro viaggio s’interrompe, il Concerto di Mendelssohn - scopriremo - non era ancora finito. E nella mente le due immagini sonore, così vicine, eppure così incomunicabili, sembrano lottare disperatamente, come opposti princìpi su di un cielo nero. Ogni evento lascia uno strascico mentale che crea il senso del fluire. Una vita di riflessi, labili eppure persistenti, dentro noi parallela all’accadere reale, e con esso in continua intermittenza. Le mie composizioni riconsiderano sotto prospettive teoretiche e psicologiche il problema della forma, della ripetizione, del riconoscere (riconoscibilità nella variazione determina infatti l’intelligibilità di un linguaggio). Se la forma è intesa come puro percorso della memoria, i processi formali divengono rappresentazione dei processi stessi della memoria. Il formarsi degli echi mentali, questi raccolgono le mie pagine di musica. Man mano che l’indagine percettiva si assottiglia, la geometria sonora si trasforma nella sostanza e muta significato. Una drammatizzazione così intensa la pervade da trovare i più vari riscontri nel totale quotidiano. Al punto da dissimularsi persino sotto l’apparenza oggettiva di un montaggio di nastri. Quando ne sia evidente la gradualità, i processi vengono troncati; per subito mostrarsi a uno stadio successivo, senza la banalità dell’accumulazione, senza dissolvenze. Infranto il naturale decorso della continuità, affinché gli sviluppi non accadano soltanto, ma siano immessi nel tempo. Ecco perché la scommessa con Accardo fu accettata nella certezza di vincere. Non è il suono, pur se così caratteristico, bensì la concezione e l’organizzazione a sospendere tale musica nella sua inconfondibile dimensione. Allegoria della notte è dedicato a Resy e Salvatore Accardo. P.S. A chi considerasse cosa rappresenti nel pensiero il Concerto per violino, sarà evidente perché Mendelssohn. E non Brahms, la cui figura è già in atto di citare il passato. Neppure l’unicità del prototipo beethoveniano. Quello di Mendelssohn è il giusto supporto: maturo ma non del tutto sfatto, da reggere ancora l’eccessivo carico sentimentale di cui generazioni di violinisti lo hanno gravato. Le citazioni - per chi fosse curioso - sono parzialmente artefatte. I frammenti, perché tali apparissero, bisognava fossero costruiti apposta, e la successione alterata. (Salvatore Sciarrino, 1985)
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