“Alfa Romeo 16C Bimotore“

Per contrastare lo strapotere di Mercedes e Auto Union, Enzo Ferrari fece modificare il telaio della “P3“ e lo dotò di due motori, uno davanti e l’altro nella coda. Il risultato fu un mostro di potenza, velocissimo ma inguidabile. Sarebbe stato un fallimento, se non fosse stato per Nuvolari che conquistò il primato mondiale di velocità sulla Firenze-Mare, superando i 323 km/h. Quando Enzo Ferrari e l’Alfa Romeo, che gli aveva affidato le sue auto da corsa, si interrogano a fine 1934 su come contrastare Mercedes e Auto Union, il primo ha un’idea: prendere la “Tipo B“, ormai a fine carriera, e raddoppiare la potenza con due motori, uno davanti al pilota e l’altro nella coda. Nasce così la “Bimotore“. Il cavalier Luigi Bazzi, capo-tecnico della scuderia, deve disegnarla e costruirla in quattro mesi, in tempo per le corse di “Formula libera“ più importanti del 1935: Tripoli e Avus. I due motori vengono accoppiati attraverso un lu
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