Le conseguenze dell’amore

Titta Di Girolamo è un salernitano di mezz’età, che da otto anni vive oziando in un albergo di Lugano, in Svizzera. Soffre d’insonnia, è separato da dieci anni e telefona sovente ai suoi tre figli che non gli vogliono parlare. I soli contatti umani li ha con il direttore dell’albergo, per pagare regolarmente il conto, e con una coppia di anziani, un tempo benestanti e ridotti a vivere in una stanza dell’albergo che possedevano, con i quali gioca spesso e volentieri ad asso pigliatutto, l’unico gioco di carte che Titta dichiara di conoscere dalla sua infanzia. Assuntore regolare di eroina, si sottopone una volta all’anno a una costosa procedura di lavaggio sanguineo per disintossicarsi. Nella prima parte del film si ignora l’origine del suo tenore di vita, del suo atteggiamento come di attesa, fino a quando lo si vede incassare del danaro portatogli da dei loschi personaggi. Titta era infatti un facoltoso commercialista e mediatore finanziario, con clientela in ambito mafioso, che avendo un giorno fallito un’importantissima trattativa, è stato costretto dai suoi clienti malavitosi ad insediarsi in Svizzera in una specie d’esilio per fungere, vita natural durante, da loro depositario di valuta sporca. Questa sua vita, scandita da azioni rigidamente preordinate, comincia a venir meno con l’incontro con Sofia, giovane barista dell’albergo. Tra i due sembra nascere un sentimento e un giorno Titta regala alla ragazza una costosa auto sportiva sottraendo centomila dollari da una delle valigie che deve puntualmente depositare in banca. Il giorno dopo, Sofia ha un incidente con la vettura mentre Titta viene derubato della valigia da due affiliati che tentano di usurpare il proprio capo e che l’uomo elimina. Convocato dal boss egli dimostra la propria innocenza rifiutandosi di restituire i soldi, avendoli consegnati ai due anziani coniugi dell’hotel. Il boss cerca di costringerlo a parlare, ma davanti alla sua ostinazione lo fa immergere in un pilastro di cemento. L’ultimo pensiero di Titta va al suo migliore amico, che non vede da più di venti anni, ora operaio dell’Enel come addetto alla riparazione delle linee elettriche in montagna.
Back to Top