E così vorresti andare in guerra...
Tu, proprio tu?
Proprio tu che fino a ieri dichiaravi che la Storia fosse finita e che la guerra fosse un retaggio antico di tempi andati, una cosa inconcepibile al giorno d’oggi, una parola innominabile.
Proprio tu che fino a ieri dicevi che il più grande traguardo per le nuove generazioni fosse diventare insipidi cittadini del mondo, fieri senza patria privi di radici e identità.
Proprio tu che fino a ieri tacciavi di fascismo chiunque parlasse di interesse nazionale, di confini e di sovranità, tutti argomenti da bar, da mascolinità tossica, “parole d’odio“ da segnalare sui social.
Proprio tu che fino a ieri asserivi che la più alta forma di coraggio fosse quella di sentirsi offesi per un pronome e battersi per il 40% di plastica in meno nella confezione di avocado dal Brasile.
Proprio tu, che fino a ieri pensavi che la tua libertà personale valesse meno della tua ipocondria e tremavi davanti a un colpo di tosse rinchiudendoti in casa.
Proprio tu che fino a ieri eri convinto che l’unica ragione di vita fosse il denaro e che solo la finanza e “i conti in ordine“ decretassero il destino dei popoli.
Proprio tu, il parto della palude post-storica che ha inghiottito l’Occidente, vile consumatore in un’epoca senza senso e senza scopo, proprio tu, oggi, vorresti andare in guerra?
Lascia perdere.
Stavolta non ti salveranno né gli hashtag né i selfie.
Là fuori c’è una tempesta che non fermerai imbrattando un quadro o sdraiandoti sull’asfalto.
Là fuori la Storia si è rimessa in moto e non puoi cancellarla.
Là fuori, bambino mai cresciuto, c’è un mondo feroce che sa da tempo una cosa che tu devi ancora scoprire: la guerra non è un videogioco.
Qui di vite ne hai una sola.
Per sostenermi:
#guerra
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