Arti E Mestieri - Tilt (1974) Full Album

0:00 1. Gravità 9,81 4:07 2. Strips 8:46 3. Corrosione 10:13 4. Positivo/Negativo 13:49 5. In Cammino 19:20 6. Farenheit 20:34 7. Articolazioni 33:58 8. Tilt Country: ITA Genre: Jazz Rock/Fusion - Luigi “Gigi“ Venegoni / electric & acoustic guitars, ARP2600 synthesizer (8), co-producer - Beppe Crovella / acoustic & electric pianos, ARP2600 & Eminent synths, Mellotron, Hammond organ - Giovanni Vigliar / violin, vocals, percussion - Arturo Vitale / soprano & baritone saxes, clarinet & bass clarinet, vibraphone - Marco Gallesi / bass - Furio Chirico / drums, percussion Nel giugno del ’74 si tiene uno di quegli eventi del progressive italiano destinati a rimanere nella storia. Al Parco Lambro di Milano, accanto a nomi celebri come Perigeo, Alan Sorrenti, Area, Premiata Forneria Marconi, Battiato, si esibiscono gli “Arti“, guidati dall’ex Trip Furio Chirico, destando tra le cronache dell’epoca molto interesse. Il patron della Cramps Gianni Sassi li nota, propone loro di cambiare il nome in “Arti Mestieri“, e li mette sotto contratto. Di lì a due mesi nasce “Tilt - Immagini per un orecchio“, uno dei capolavori del progressive italiano, a partire da quell’imbuto tra le nuvole in copertina (copertina esposta al Moma quell’anno), tra metafisica e pop-art, da quel momento “logo“ indelebile del gruppo, a sua volta sospeso magicamente tra jazz, rock e avanguardia. E’ proprio il sontuoso equilibrio tra le numerosissime influenze che fa di “Tilt“ uno dei lavori più amati del progressive nostrano. Coesione che non si limita all’esecuzione tecnica ma mette in luce una rara condivisione in fase creativa, come se i sei elementi del gruppo avessero lavorato alle idee prima ancora che alla loro resa sonora: “la caratteristica di questo disco è la compattezza di sound e feeling, che derivò, oltre dall’averlo suonato per mesi, dalla sua minuziosa costruzione collettiva, battuta per battuta, partendo da temi preesistenti, in maggioranza provenienti da un “demo” realizzato da Venegoni e Vigliar [...] “preso così ha un suo impatto che trascende individualità e scrittura musicale, rimane il nostro lavoro migliore ad oggi“ (Crovella). Risulta effettivamente difficile individuare un lavoro capace di passare con pari consapevolezza dai fraseggi forsennati della memorabile “Tilt“ al lirismo sconcertante di pezzi come “Strips“. Un lavoro capace di individuare un unico orizzonte compositivo nella incalzante triangolazione dei fuochi (jazz, rock, avanguardia, di cui si è detto) ed elaborarlo come fortemente proprio, originale, innovativo. Difficile è anche metterle in fila, le influenze: è ancora il tastierista Beppe Crovella in un certo senso a confermarlo: “Non c’ispirammo ad un gruppo in particolare. La nostra ricerca di originalità, partì dal vissuto intenso di quanto successe negli anni 60 e nei primi 70: Beatles, Who, Yardbirds , il primo rock-jazz, gli albori del prog, il nostro buttarsi a capofitto, come autodidatti (salvo Giovanni Vigliar, violinista iscritto al conservatorio) in tutto ciò che ci affascinava, da Bela Bartok a Miles Davis, da Igor Stravinvky a John Coltrane“. Se proprio volessimo ridurle a tre, guarderemmo ai Perigeo e ai Soft Machine per il jazz-prog, e ovviamente agli Area, consorti di etichetta, per la parte avanguardistica. Con gli Area è condiviso anche il produttore (Paolo Tofani) ma soprattutto il forte impegno sociale, e la denuncia di tanta vacuità narrativa di certo progressive. (Full description at ) SOURCE: CD, 2014, Reissue, Remastered. AUDIO FORMAT: Wav DISCLAIMER: I don’t own the rights of this album. Will be removed upon request.
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