La Tunisia rifiuta i miliardi del Fmi e preferisce aprire le porte (e i porti) alla Cina

Il presidente tunisino Kais Saied ha detto di no a 1,9 miliardi di dollari che il Fondo Monetario gli avrebbe prestato a condizione di ulteriori riforme e ulteriori sacrifici: “Noi non prendiamo ordini dall’estero e ce la faremo da soli“. Ma quest’ultima cosa non è vero: la Tunisia, con l’enorme debito pubblico, l’alta inflazione e il gran numero di disoccupati da sola non può farcela. E infatti si sta avvicinando a grandi passi ad entrare nell’orbita della Cina che intensificherà i suoi investimenti nel Paese. Già negli anni passati ha “regalato“ alcune infrastrutture e ha progetti per farne altre. E in cambio di questi investimenti, avrà la possibilità di accedere a rare materie prime e, soprattutto, a dare alle proprie aziende la possibilità di accedere facilmente al mercato Europeo. E Europa e Italia pagano per la loro miopia di affrontare la crisi tunisina e degli altri Paesi dell’Africa solo nell’ottica di limitare i flussi migratori
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